Il Teatro: Una Palestra per l’Anima e per la Salute
- Mirko Rizzi

- 23 set
- Tempo di lettura: 4 min

Perché i laboratori teatrali fanno bene a bambini, preadolescenti e adolescenti
Quando si parla di attività extrascolastiche, spesso si citano i benefici immediati: lo sport allena il corpo, la musica disciplina la mente, lo studio delle lingue apre opportunità future. Ma c’è un’esperienza che agisce in modo diverso, andando al cuore della crescita personale: il laboratorio teatrale.
Non un laboratorio improvvisato, ma quello condotto da professionisti formati, capaci di lavorare con le diverse fasce d’età. Il teatro, infatti, non è solo arte scenica: è un potente strumento psicopedagogico che favorisce la salute mentale e fisica, perché si occupa non tanto di cosa sappiamo fare, ma di come siamo fatti dentro.
Numerosi autori – da Lev Vygotskij a Jerome Bruner, fino agli studi contemporanei sulle arti performative e la salute (Goldstein & Winner, 2012) – confermano che il teatro, se ben guidato, è un’esperienza trasformativa.
Bambini (6–10 anni): Il Gioco come Scoperta di Sé e del Mondo
In età infantile il teatro si manifesta come gioco simbolico strutturato. È un’estensione naturale del “facciamo finta che…”, ma con regole, rituali e obiettivi educativi.
Benefici specifici:
Fantasia e sviluppo cognitivo: inventare storie e personaggi allena la flessibilità mentale, la creatività e il problem solving. Come sottolineava Vygotskij, il gioco di finzione rappresenta una “zona di sviluppo prossimale”.
Consapevolezza corporea e coordinazione: attività di movimento, ritmo e spazio aiutano la propriocezione e migliorano postura ed equilibrio.
Educazione emotiva ed empatia: dare voce a paura, gioia o rabbia insegna a riconoscere e gestire le emozioni. Daniel Goleman (1995) ricorda come queste competenze siano fondamentali per la vita sociale e scolastica.
Socializzazione: il lavoro di gruppo favorisce collaborazione e rispetto reciproco, contrastando l’egocentrismo tipico dell’età.
👉 In questa fase il teatro è una palestra di vita attraverso il gioco.
Preadolescenti (11–13 anni): Gestire la Trasformazione tra Imbarazzo e Appartenenza
La preadolescenza è una fase di passaggio segnata da trasformazioni corporee e identitarie. Erikson la descrive come il tempo delle crisi di “industria vs. inferiorità” e di “identità vs. confusione di ruoli”.
Benefici specifici:
Superare l’imbarazzo fisico: attraverso esercizi di movimento e scena, i ragazzi imparano a guardarsi e a farsi guardare senza giudizio. L’insicurezza si trasforma in padronanza.
Costruzione dell’autostima: piccoli successi performativi rinforzano la self-efficacy, cioè la fiducia nelle proprie capacità.
Appartenenza autentica: l’ensemble teatrale diventa un luogo di riconoscimento reciproco. Ogni ruolo è essenziale, ogni voce conta.
Regolazione emotiva: le ansie tipiche di questa fase trovano un contenitore creativo, prevenendo chiusura e conflitti.
👉 Il teatro diventa così un ponte sicuro verso l’adolescenza, dove il cambiamento si vive come opportunità e non solo come minaccia.
Adolescenti (14–18 anni): Espressione Autentica e Resilienza
L’adolescenza è la stagione delle domande radicali: Chi sono? Chi voglio diventare? È anche l’età dei contrasti, delle passioni e delle prime crisi identitarie. Il teatro qui agisce come laboratorio interiore.
Benefici specifici:
Identità e auto-espressione: interpretare personaggi permette di esplorare parti di sé e di costruire una voce autentica. Bruner parlava della mente come intrinsecamente narrativa: abbiamo bisogno di raccontarci.
Gestione dell’ansia sociale: il palco, con la sua esposizione controllata, diventa un vaccino contro il timore del giudizio. Migliorano public speaking, comunicazione verbale e non verbale.
Pensiero critico e resilienza: analizzare testi e personaggi sviluppa la capacità di analisi; affrontare imprevisti di scena rafforza la resilienza, ovvero la capacità di trasformare le difficoltà in risorsa.
Relazioni autentiche: il teatro insegna ad ascoltare, a guardare negli occhi, a creare legami profondi, un antidoto all’isolamento dei social.
👉 Per l’adolescente il teatro è uno specchio, dove vedersi negli altri e negli altri riconoscersi.
Oltre sport e musica: l’unicità del teatro
Sport e musica sono esperienze preziose, ma si concentrano soprattutto su performance e tecnica. Il teatro invece lavora sulla dimensione identitaria ed emotiva. Non addestra soltanto abilità: insegna a stare al mondo con autenticità, resilienza ed empatia.
Come scriveva Augusto Boal, “il teatro è il primo atto umano, il linguaggio attraverso cui l’uomo scopre se stesso”.
Conclusioni: Teatro come medicina educativa
I laboratori teatrali ben condotti non sono un passatempo, ma un presidio educativo e di salute pubblica. Offrono a bambini, preadolescenti e adolescenti uno spazio protetto dove crescere interi – corpo, mente ed emozioni insieme.
Il teatro è una medicina per la crescita integrale: cura l’identità, educa alle emozioni, allena la relazione.Si prende cura della parte più fragile e più preziosa di ciascuno: ciò che siamo dentro.
Bibliografia essenziale
Boal, A. (1979). Teatro dell’Oppresso. Milano: Ubulibri.
Bruner, J. (1990). Acts of Meaning. Cambridge, MA: Harvard University Press.
Erikson, E. H. (1968). Identity: Youth and Crisis. New York: W. W. Norton.
Goleman, D. (1995). Emotional Intelligence: Why It Can Matter More Than IQ. New York: Bantam Books.
Goldstein, T. R., & Winner, E. (2012). Enhancing empathy and theory of mind. Journal of Cognition and Development, 13(1), 19–37.
Vygotskij, L. S. (1978). Mind in Society: The Development of Higher Psychological Processes. Cambridge, MA: Harvard University Press.






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