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Riscoprire il Proprio Ritmo: Il Teatro come Bussola per l'Ascolto di Sé

  • Immagine del redattore: Mirko Rizzi
    Mirko Rizzi
  • 7 ago
  • Tempo di lettura: 3 min


Cercare l'ascolto di sè
Cercare l'ascolto di sè

Viviamo immersi in un incessante "rumore di fondo" digitale. Il ritmo frenetico delle notifiche, lo scorrere infinito dei feed e la frammentazione dell'attenzione ci spingono a vivere prevalentemente nella mente, disconnessi dal nostro corpo. In questo coro costante di distrazioni, la nostra capacità di ascoltare e comprendere il nostro ritmo interiore – il respiro, il battito del cuore, il senso profondo del nostro spazio e del nostro tempo – rischia di perdersi.


Ma c'è un luogo in cui possiamo ritrovare questa connessione, un luogo in cui il corpo torna a essere lo strumento primario di conoscenza: il palcoscenico. Il teatro, con la sua attenzione al movimento, allo spazio e, soprattutto, al ritmo, emerge come una vera e propria bussola per l'ascolto di sé.


Il Corpo come Strumento, il Ritmo come Linguaggio


Nel laboratorio teatrale, il corpo non è un semplice veicolo, ma il mezzo principale per esplorare ed esprimere. Gli esercizi non si limitano a insegnare a muoversi, ma a riabitare il proprio corpo, a sentirlo e a comprenderne le potenzialità. Al centro di questo lavoro c'è il ritmo, inteso in una duplice accezione.

Il nostro corpo, fatto per una grande percentuale di acqua, è sensibile alle vibrazioni interne ed esterne. Inconsciamente, l'essere umano tende ad adeguarsi al ritmo che lo circonda. Questo può essere un fenomeno negativo se si è continuamente bombardati da input frenetici, ma diventa una risorsa straordinaria nello spazio controllato del laboratorio teatrale. Qui possiamo sfruttare questa predisposizione per riequilibrare e armonizzare le cose.

  • Il Ritmo Interiore: Quello più intimo, legato alla respirazione e al battito cardiaco, che ci riporta al qui e ora. È l'atto di fermarsi e percepire la propria essenza, di ascoltare il corpo prima che la mente si metta a parlare.

  • Il Ritmo Esterno: Quello che nasce dalla relazione con lo spazio e con gli altri. Lavorare sul ritmo di un'azione, di un dialogo o di un movimento di gruppo ci insegna a sintonizzarci, a "battere il tempo" insieme.


Dal Silenzio Interiore all'Armonia Collettiva


Il percorso di consapevolezza nel teatro inizia con un atto di silenzio interiore. Per ascoltare gli altri, per capire il ritmo di un gruppo, dobbiamo prima di tutto ritrovare il nostro. I giochi e gli esercizi di ritmo insegnano ai ragazzi che per agire in modo efficace in uno spazio condiviso, devono essere in sintonia con se stessi. Ma c'è di più: promuovono anche l'ascolto degli altri, alla ricerca di una sintonia ritmica che non è solo fisica, ma che, per i più grandi e per gli allievi più esperti, si estende anche ai dialoghi. Questa capacità di sintonizzazione, così rara nel mondo delle interazioni digitali fatte di monologhi, diventa una competenza vitale per costruire relazioni profonde e significative.

Personalmente, avendo anche una preparazione da musicista e batterista, utilizzo spesso le interazioni ritmiche tra i partecipanti e con musiche per spiegare come le variazioni del ritmo fisico e/o esteriore influenzino la percezione degli spettatori. È impressionante vedere come si possano drammatizzare o rendere comiche azioni e relazioni semplicemente variandone il ritmo.


Un Atto di Consapevolezza Quotidiana


Le lezioni apprese sul palcoscenico non si fermano al sipario. Un ragazzo che ha imparato ad ascoltare il proprio corpo, a ritrovarne il ritmo in un momento di stress, a muoversi con consapevolezza in uno spazio, ha acquisito strumenti preziosi per la vita di tutti i giorni.

Un esempio lampante è il riscontro ottenuto in un gioco come "Il gioco delle chiavi", basato esclusivamente su ascolto e concentrazione. Anche in classi considerate "selvagge", i bambini vorrebbero rifarlo continuamente, a dimostrazione del fatto che spesso oggi si fatica a vivere situazioni di calma assoluta e di ascolto di sé. Il loro desiderio di ripeterlo non è solo legato al divertimento, ma rivela un bisogno profondo di ritrovare quella tranquillità e quella concentrazione che il quotidiano, fatto di input frenetici, non offre.

Il teatro, in questo senso, è molto più che un'arte: è una pratica di "essere umano" in un mondo distratto. Ci fornisce una bussola per non perderci nel caos, per non farci sopraffare dal coro della distrazione e per ritrovare, in qualsiasi momento, l'ancora del nostro ritmo interiore.

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