Verità e Realtà nel Teatro: Oltre l'Apparenza
- Mirko Rizzi
- 4 ago
- Tempo di lettura: 3 min

Nei miei laboratori teatrali c'è una domanda che pongo sempre. Chiedo ai miei allievi, dai più piccoli agli adolescenti, di distinguere tra due concetti che spesso usano indistintamente: verità e realtà. Sebbene sembrino sinonimi, nel teatro rappresentano due piani percettivi completamente diversi. E capire questa differenza è il primo passo per un attore.
Cosa è Reale, cosa è Vero?
Per dirla in modo semplice e diretto: la realtà è tutto ciò che possiamo verificare con certezza oggettiva. È il tavolo che ho davanti, l'ora esatta, la legge di gravità. La verità, invece, è tutto ciò in cui crediamo. È un'esperienza soggettiva, personale e profonda.
Per illustrare questa distinzione, uso spesso un esempio che funziona con tutti: se un bambino esce dall'aula gridando che la maestra è svenuta, gli altri insegnanti e il personale della scuola ci crederanno. Per loro, in quel momento, la sua affermazione è vera. Ma non appena andranno a controllare e vedranno che la maestra sta bene, si accorgeranno che la cosa non era reale. Il loro atto di credere ha generato una verità temporanea, che è crollata di fronte alla verifica della realtà.
Il paradosso del teatro sta proprio qui. Il pubblico sa che la realtà sul palco è finta. Sanno che la spada è un puntello, che il sangue è sciroppo, che gli attori non stanno davvero morendo. E se l'attore si limitasse a riprodurre meccanicamente la realtà, il pubblico non si lascerebbe coinvolgere. Il pubblico deve essere messo nelle condizioni di credere. Il compito dell'attore, quindi, non è convincere che il tutto è reale, ma renderlo vero.
La Verità Emozionale
Il grande maestro Konstantin Stanislavskij sosteneva che l'attore non deve semplicemente "credere" di essere il personaggio, ma deve credere nella "verità delle circostanze date". Non si tratta di fingere, ma di sentire sinceramente in una situazione fittizia. L'attore deve porsi la domanda: "Cosa farei io, con le mie emozioni e la mia storia, se mi trovassi in questa situazione?".
Questa ricerca di una verità interiore è ciò che permette all'attore di trasmettere emozioni che non sono finte, anche se nascono da una situazione non reale. La verità che il teatro ricerca è una verità emozionale. È la capacità di mostrare un sentimento con tale sincerità e intensità che il pubblico, pur consapevole della finzione, ci creda e si lasci travolgere. Il teatro, come diceva Giorgio Strehler, è un "luogo di verità", non perché imiti la realtà, ma perché è in grado di toccare le corde più profonde e sincere dell'animo umano.
Ecco perché nel mio lavoro non mi interessa che i ragazzi siano bravi a "recitare" le emozioni, ma che imparino a viverle, a cercarle dentro di sé per poi mostrarle. Spesso, soprattutto i giovani, tendono a "spiegare" i sentimenti a parole anziché esprimerli con il corpo e lo sguardo. Mettere a fuoco l'obiettivo della verità emozionale li aiuta a percorrere strade più autentiche e precise.
Dalla Scena allo Schermo: Un'Educazione Necessaria
La lezione che impariamo a teatro ha una risonanza straordinaria nella nostra vita quotidiana, specialmente nell'era di internet. Se il teatro ci insegna a distinguere tra ciò che è reale e ciò che è vero a livello emozionale, il mondo virtuale ci costringe a fare lo stesso a un livello più ampio e critico.
Viviamo in un'epoca in cui siamo costantemente bombardati da notizie, immagini e narrazioni create per sembrare vere, ma che non hanno alcun legame con la realtà. Fake news, filtri, vite perfette costruite sui social media: tutto questo crea una realtà parallela, una "verità virtuale" che può confondere e disorientare, soprattutto i più giovani.
La capacità di discernere, di non accettare passivamente ciò che ci viene mostrato e di cercare la verità al di là della superficie, non è solo una competenza teatrale, ma una vera e propria abilità per sopravvivere e prosperare nella società digitale. Il teatro, con il suo focus sulla verità emozionale, ci offre gli strumenti per capire che l'autenticità non si trova nella perfezione della rappresentazione, ma nella sincerità del sentimento.
E questa è una lezione che non dovremmo mai dimenticare, né sul palco né davanti a uno schermo.
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