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Il Teatro non si ripete, il Teatro si rifà.

  • Immagine del redattore: Mirko Rizzi
    Mirko Rizzi
  • 8 ago
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 8 ago



Rifare e non ripetere è una questione di cura
Rifare e non ripetere è una questione di cura

"Il Teatro non si Ripete, il Teatro si Rifà"


Questa è una di quelle frasi che, pur nascendo per spiegare un concetto complesso ai bambini, si rivela illuminante anche per gli adulti. Spesso, infatti, i termini "ripetere" e "rifare" vengono usati come sinonimi, ma in teatro la loro differenza è un abisso. Per chiarire questo concetto, mi affido a un esempio semplice, ma efficace: quello della torta.


La Metafora della Torta: La Differenza tra il Fare e il Ripetere


Quando vostra madre prepara una torta, non si limita a "ripetere" i gesti, ma la rifà ogni volta. Ogni torta è un atto di attenzione, di cura, di presenza. Non la si fa in modo meccanico, ma con l'intenzione che il risultato sia il migliore possibile.

Al contrario, pensate a un pasticciere che cucina ogni giorno cento torte identiche. I suoi gesti diventano ripetitivi. Può farli senza pensare, o addirittura pensando ad altro, perché il processo è stato assimilato e non richiede più la stessa attenzione e la stessa cura. La ripetizione, in questo caso, è un esercizio meccanico, funzionale all'efficienza, non alla creazione.


L'Anima del Gesto in Scena: La Vitalità che Si Rinnova


È qui che l'analogia si applica direttamente al teatro, e la distinzione diventa cruciale. In scena, la ripetizione de-vitalizza il teatro stesso, trasformando l'attore in una macchina senz'anima. Un gesto, una battuta, un'espressione, se semplicemente ripetuti, perdono la loro forza e la loro verità, diventando sterili e privi di significato.

Come avvertiva il maestro Konstantin Stanislavskij, padre del metodo:


"Non bisogna recitare sentimenti, ma agire e creare con essi, viverli. Recitare è un atto vivo."


Ogni volta che si calca il palcoscenico, non si deve ripetere, ma rifare. Ciò significa ricostruire ogni volta i pensieri, il senso e la catena delle emozioni che portano a quel gesto, a quella parola. È un processo di rinnovamento, una ricostruzione consapevole che tiene viva la presenza e l'attenzione.


Perché il Teatro Migliora Col Tempo


Questo approccio è il motivo per cui gli spettacoli, solitamente, migliorano e maturano con il passare del tempo. Facendo, o meglio, rifacendo lo spettacolo, l'attore ha l'opportunità di interiorizzare sempre più profondamente il lavoro, di scoprire nuove sfumature e di rendere la propria interpretazione ancora più efficace. Come sottolineava Stella Adler:


"Il tuo talento è nel tuo modo di scegliere. Ogni volta che reciti, sei il tuo critico, la tua guida, il tuo punto di riferimento."


Non si tratta di una meccanica ripetizione, ma di una continua, profonda ricostruzione che mantiene il teatro vivo e in costante evoluzione.

Questa filosofia, che mette al centro il "rifare" e non il "ripetere", è la stessa che guida i miei laboratori, dove l'uso di un testo imparato a memoria viene spesso evitato proprio per incoraggiare la vitalità del processo creativo.


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